06/04/08

Dito nell'acqua



Sole, vento. Niente freddo.
Il caldo e l'aria che permeavano la mente, infilandosi nei vestiti. Scostando, quasi seccanti, i lembi della camicia.


Nell'allontanare lo sguardo, percorrevo con gli occhi una striscia di cemento che scendeva verso il mare, tracciando miserevolmente l'avvento inopportuno dell'umanità anche qui sulla spiaggia. L'inponderabile bellezza che avevo di fronte, sfregiata. Un'irresponsabile atto di teppismo.


Ricordo che raccolsi, ormai insensibile, anche questo delirio proseguendo a tracciare un'arco con lo sguardo che si sollevava fino a raggiungere la battigia, il pontile, l'acqua... come si descrive l'acqua?
Mai l'uomo avrebbe potuto immaginare qualcosa di così creativo.
Un'elemento pieno di solidità e peso, inconsistente ma capace di accendere i sensi come la mano di una madre.


Ed il mio sguardo scorreva veloce fino ai miei piedi, ad una pozza d'acqua vicino a me.
Così come la mia mano partì per rincorrere lo sguardo, sentire quell'acqua, bagnarsi in essa.


Tutto quel che successe, accade in una frazione di tempo, immobile, fantastico momento.


Tutto quel che mi passa ora per la mente si connette con il contatto fresco e vitale, col pulsare carezzevole dell'acqua sulla punta del mio dito... tutto quello che posso ricordare dell'acqua si ferma a quell'istante.
Ed ora... ora che ho perso questo umile tesoro, non mi resta che il ricordo del suo contatto, e la sensazione che allora, vedendo il cemento sulla spiaggia avevo ignorato quanto di nefasto v'era in quello sfregio, rifiutando il presagio che ne scaturiva.

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